Vago tra gli scaffali della libreria: le farfalle il titolo e l’autrice, in questo esatto ordine, sono ciò che mi attrae di questo romanzo. Lo compro, lo leggo in pochissimi giorni.
Conoscevo Deplhine de Vigan, ho letto e fatto leggere negli anni in molte classi il suo Gli effetti secondari dei sogni e poi più di recente Niente si oppone alla notte, molto apprezzato, ma con questo sono andata d’istinto.
È un romanzo che si dovrebbe leggere al di là del suo valore letterario (lei però sa scrivere e bene) perché racconta con precisione millimetrica uno dei fenomeni social più scottanti, ovvero come nasce il bisogno di esposizione e a quali pericoli (oltre a quelli noti) si espongono gli adulti, ma soprattutto i bambini esibiti sui social.
Mélanie, la protagonista di questa storia, è una giovane madre cresciuta davanti alla TV a pane e reality. Lei stessa prova a entrare in un cast, vorrebbe provare l’ebbrezza della notorietà, ma l’esperienza risulta umiliante e non le conferisce l’agognata popolarità. Così Mélanie si sposa, e dopo il primo figlio smette di lavorare per fare la madre. Ma si annoia e comincia a trascorrere molto tempo su facebook, studiando il modo per ottenere apprezzamenti e visibilità.
Mélanie finisce per comprendere le potenzialità di mezzi quali You Tube e Instagram e in modo del tutto naturale, insieme ai suoi due bambini, entra in una spirale quotidiana, crea un mondo al cui centro è la sua famiglia, trasmette su un canale, Happy Récré, che comincia ad avere migliaia prima e milioni dopo di followers che interagiscono con loro. Bambini felici di spacchettare ogni giorno merce diversa, bambini sorridenti che hanno imparato la direzione della telecamera.
Si sente un’eroina Mélanie, sa di essere fonte di ispirazione, di consolazione per migliaia di madri come lei, così come sa che i suoi bambini Kim e Sammy sono amati da migliaia di coetanei che li seguono ogni istante della giornata: cuoricini, pollicini su, non dimenticate, bacini bacini. Tutte cose dalla banalità sconcertante ma che nella narrazione che ne fa la Degan restituiscono la misura delle insidie di questi fenomeni. Dell’esaltazione creata dai numeri all’insicurezza quando i numeri per qualche imprevedibile variabile scendono.
La storia poi si tinge di giallo: un pomeriggio, durante un raro gioco all’aperto (in casa le telecamere sono ovunque e Mélanie ha ormai costruito un impero economico che è un’impresa di famiglia nella quale lavora anche il marito) Kim scompare.
Qui entra in gioco un personaggio, una donna, Clara, che è l’esatto opposto di Mélanie: donna di testa e di ragione, una detective testarda che cerca di analizzare ogni piccola piega della misteriosa sparizione alla luce di quel mondo che non le appartiene, lontana com’è dai social e da tutto ciò che sta nella realtà virtuale.
Il romanzo ha una tensione narrativa che ci tiene sulla pagina, ma non si apprezza per la qualità del giallo o della narrazione, né credo questa fosse l’intenzione dell’autrice: è molto forte l’effetto che fa su chi legge l’intera storia, il suo evolversi, la conclusione disarmante. È molto forte assistere alla pericolosità di quello che appare poco più che un gioco sui bambini che crescono a telecamere accese e quanto sia psicologicamente devastante.
Da questo punto di vista Tutto per i bambini è un romanzo da leggere, accende i riflettori su un aspetto poco trattato: i baby influencer che hanno un’esistenza in vendita senza che possano dare il loro consenso. Merce tra la merce, Kim e Sammy, nel romanzo, pagano un prezzo altissimo.
Forse dovremmo leggerlo tutti e interrogarci, con buona pace di Ferragni e Fedez che ci appaiono a tratti eroi innocui dei nostri tempi
Il romanzo
In questo nuovo romanzo Delphine de Vigan si avventura nell’universo dei social network, restituendo il ritratto di una società – la nostra – in cui non c’è niente che non possa essere messo in scena e in vendita. Persino, e soprattutto, la felicità. Primi anni Dieci del Duemila. Mélanie, che è cresciuta davanti allo schermo della televisione, ipnotizzata dai reality e dalle loro promesse di notorietà, ha un solo obiettivo nella vita: diventare famosa. Quando supera le selezioni per un nuovo show – seppur non tra i più noti – Mélanie è al settimo cielo. Ma quell’unica esperienza si rivela disastrosa. Il segno del fallimento è una ferita che non si rimargina. 2019. Moglie e madre modello, Mélanie vive in un lussuoso complesso residenziale nei sobborghi di Parigi e ha creato un canale YouTube di grande successo, Happy Récré, interamente dedicato alla vita quotidiana dei suoi figli, Sam, di otto anni, e Kim, di sei. La formula di Mélanie ha conquistato la rete: il prodotto di quest’anonima madre intraprendente è seguito, ammirato, amato da milioni di iscritti. Sponsor, promozioni, campagne: i bambini si prestano alle richieste delle aziende che passano per il filtro materno; Sam e Kim vivono una recita ininterrotta e le loro identità sono ormai un brand. Ma un giorno i riflettori del mondo di Mélanie fanno cortocircuito: Kim è scomparsa. Della squadra di polizia che conduce le indagini fa parte la giovane Clara, che si appassiona subito al caso. La piccola Kim ha lasciato poche tracce: incontro sbagliato, fuga, rapimento? Non si può scartare nessuna ipotesi, e Clara sospetta che la chiave di tutto sia nascosta dietro le quinte di Happy Récré. Scavando nell’universo dei baby influencer, Clara si rende conto allora che la felicità esibita dagli schermi è un’ingannevole illusione. Perché la realtà in cui si muovono i piccoli Sam e Kim, più che al regno fatato descritto da Mélanie, assomiglia a un vero e proprio inferno autorizzato.
L’autrice
