Cuori di nebbia

Quand’è che un romanzo “vale”? quando, come in questo caso, ti viene voglia di comunicare che nel mare dei libri per caso, c’è qualcosa di cui valga la pena parlare per fermare le impressioni e provare a restituirle a chi legge, fare da passaparola a chi  non vive nel mondo dei libri. Perché esiste un mondo al di fuori, eccome se esiste.

Io non amo la nebbia, l’ho conosciuta in Mugello dove ho vissuto per anni: quella coltre di umidità che penetra fin dentro le ossa e le rende doloranti, che ammanta le cose e ti fa perdere i contorni,  le definizioni.

Eppure ho amato questo romanzo in cui la nebbia è la protagonista che avvolge  vite piatte, comuni, esangui, nella “bassa” emiliana.

A rendere questo romanzo così autentico e bello sono i personaggi e il modo in cui è costruita la trama, che ho immaginato iscritta in una circonferenza: in quel pezzo di pianura sette personaggi dall’esistenza contigua, inconsapevolmente precipitano verso un centro che, in un modo o nell’altro, li inghiottirà.

Costruito come un noir nel quale ogni capitolo è un personaggio che si svela un pezzetto per volta a un lettore che mette insieme tessere di un mosaico verso lo svelamento finale, solo in apparenza le vicende non hanno nulla a che vedere l’una con l’altra, al contrario sono intrecciate e anche laddove non lo fossero si sfiorano avvolte nella nebbia senza riconoscersi, senza toccarsi o toccandosi senza che il tatto riveli la sostanza di cui sono fatte.

Ciascuno percorre il proprio raggio, verso il centro, luoghi in comune, vagando a tentoni come in una mosca cieca.

Sette personaggi, sette anime che alla ricerca della felicità attraversano la campagna, la miseria, il lavoro bestiale per i soldi da mettere da parte, la statale dove corrono Tir che traportano merci, ma merce sono anche i corpi, e noi lì a leggere quel pezzetto per volta e metterlo accanto all’altro, confusi dalla nebbia iniziale cominciamo piano piano a capire,  a vederci meglio. Fino al centro, fino al cuore della storia e della nebbia.

Ognuno in fondo alla ricerca della propria salvezza, ogni pezzetto guadagnato per sé e sé soltanto, i personaggi/paesaggi siamo anche noi: quello che siamo diventati.

Sette inconfondibili voci ve lo racconteranno fino a sbaragliare la nebbia lattea su eventi inattesi che sveleranno nel colpo di scena un’umanità infinitamente ingenua, dolce, egoista che l’autrice ha saputo rendere viva anche grazie a una  lingua parlata attraversi i corpi.

Un romanzo fisico, di parole scritte sulla pelle a sangue saliva e lacrime, tra casolari e fosse colme di letame nella pianura emiliana degli anni ’90. Come dire: oggi.

La rassegna stampa su TerraRossa Edizioni

https://www.terrarossaedizioni.it/negozio/cuori-di-nebbia/

Il romanzo

La pianura emiliana nei tardi anni ’90, avvolta dalla nebbia e dallo squallore: è qui che per un beffardo scherzo del destino si incrociano le esistenze dei protagonisti di questo noir senza redenzione. Filippo che va a puttane, sua moglie Mirella che se ne rallegra, Nicola che spia le coppiette, Natascia che ha fatto della menzogna e del suo corpo armi letali, Francesco e Patrizia che corteggiano la morte, Mirco che attraversa la notte con colpevole candore: ciascuno di loro ha un vizio o un’ossessione che lo condurrà senza rimorsi a confrontarsi con il lato oscuro del proprio cuore.

L’autrice

Licia Giaquinto

Licia Giaquinto è nata in Irpinia, dove ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza, ora vive a Bologna. Ha esordito nella narrativa con Fa così anche il lupo (Feltrinelli 1993), a cui sono seguiti È successo così (Theoria 2000), Cuori di nebbia (Dario Flaccovio 2007, ora riproposto da TerraRossa Edizioni), La ianara (Adelphi 2010), La briganta e lo sparviero (Marsilio 2014). Ha scritto anche testi teatrali, l’ultimo è Carmine Crocco e le sue cento spose. È ideatrice e anima dell’associazione Aterrana – Ater Ianua che vuole contrastare il degrado e lo stato di abbandono del borgo storico di Aterrana (Av).

Pensa il risveglio

Questo romanzo è arrivato in un momento di stasi: nelle ultime settimane prima di iniziarne la lettura ero demotivata, ho iniziato e lasciato dopo poche pagine diversi libri.

Ai lettori famelici come me questa cosa può far venire l’ansia, perfino un senso di malessere, e sai che non dipende dalla qualità dei libri che approcci, ma da una sorta di indigestione (capita anche per la qualità delle letture), quasi si provasse il bisogno di “purgarsi” dalle scorie prima di ricominciare.

E siccome, almeno per me, la lettura è ormai un piacere irrinunciabile, ti muovi frenetica tra le pagine alla ricerca del colpo di fulmine che ti faccia innamorare un’altra volta.

E’ stato questo romanzo, il mio colpo di fulmine.

Molte volte (al netto di recensioni di chi è in grado di offrire una prospettiva critica, con mezzi adeguati) chi come me parla di libri definisce un romanzo “bellissimo” e nell’usare quest’aggettivo si finisce per sentirsi banali. L’ultimo libro letto che abbiamo amato è sempre bellissimo.

Ma nel caso di questo straordinario romanzo è diverso: la bellezza è così densa, fitta, intrecciata che da lettori ci si muove come guerrieri muniti di falce per farsi strada nella foresta, alla ricerca di un significato, di una visione possibile nei mondi che ti sono dati di esplorare. Il bene e il male, il mondo di sopra e quello di sotto, il risveglio dell’umanità e la responsabilità delle scelte.

Terrarossa Edizioni regala sempre perle da scoprire e ha questa cosa bella che per ogni romanzo indica “il lettore ideale”

Nel caso di Pensa il risveglio questo sarebbe: “chi ha provato il desiderio di scomparire, di sottrarsi alle proprie responsabilità; chi subisce il fascino delle rovine; chi sa che le ideologie e i regimi non si sconfiggono mai una sola volta e per sempre; chi ama farsi continuamente sorprendere dalla letteratura

Ecco, sono stata la perfetta lettrice ideale.

Per il resto vi lascio qui il link della pagina delle recensioni, di chi sa scriverle meglio di me. Io posso solo chiudere dicendo che sono lieta di questo “colpo di fulmine” con una storia nella quale ogni singola parola evoca possibilità nuove e diverse, quando si dice: i libri che davvero valgono sono quelli che cambiano la prospettiva e ti costringono a “ripensare” e “ripensarti”.

https://www.terrarossaedizioni.it/negozio/pensa-il-risveglio/

La trama:

Lorenzo è scomparso quando le riprese del suo film sono quasi terminate; il narratore ne segue le tracce e, mano a mano che passa il tempo, si impossessa della sua vita. Lorenzo potrebbe essere morto, ma la sua presenza si insinua nella coscienza degli altri personaggi, con la sua ombra sinistra. Nel frattempo c’è qualcosa che non funziona, continuano ad aprirsi delle crepe nella realtà di questo mondo, a riproporsi frammenti di vita e visioni, a ritornare i nomi di Albert Speer, architetto del Terzo Reich e confidente di Hitler, e di Josef Mengele, il medico assassino di Auschwitz. Quando il narratore scoprirà della gravidanza della compagna di Lorenzo, Cate, la storia prenderà un’accelerazione che lo porterà a compiere scelte di cui non sembrava capace. Un romanzo intenso e politico che ci interroga continuamente sulla responsabilità di essere al mondo.

L’autore

Alessandro Cinquegrani (Treviso 1974) è professore di Letteratura comparata all’Università Ca’ Foscari di Venezia. È autore di diversi volumi di critica letteraria tra cui Solitudine di Umberto Saba (Marsilio, 2007) e Il sacrificio di Bess. Sei immagini su nazismo e contemporaneità (Mimesis, 2018). Ha esordito nella narrativa nel 2012 con il romanzo Cacciatori di frodo (Miraggi), finalista al Premio Calvino e candidato al Premio Strega, da cui è stato tratto lo spettacolo teatrale omonimo (regia di Giuseppe Emiliani, protagonista Stefano Scandaletti), e che è ora in corso di traduzione in Francia. Collabora con importanti riviste di critica letteraria e cinematografica. Ha scritto la drammaturgia Medea per il Teatro Bresci, selezionata nel Circuito Off del Teatro Stabile del Veneto.

Innamorata

Non sono una critica, non sono una blogger, sono piuttosto una che ha bisogno di innamorarsi continuamente: vivo così.

In questa fase della vita mi è congeniale innamorarmi dei libri, degli autori, delle storie: quelle capaci di aprire una breccia nel mondo vivo dei sentimenti, delle emozioni, nelle pieghe della pelle.

Oggi scrivo di tre romanzi della stessa casa editrice: ciascuno mi ha fatto innamorare a modo suo e ne scrivo in libertà, aiutandomi con le immagini e le citazioni. E’ un invito a innamorarvi, a rivoluzionare il modo di leggere e interpretare il mondo e la propria esistenza, senza un tempo o una dimensione: come spalancare una finestra e lasciare entrare quello che c’è là fuori: profumi di lillà o puzzi di merda è vita, comunque.

BINARI è una sfida, dovrete trovare il vostro personale equilibrio nell’affrontare questa storia, sarete in bilico e avrete timore di cadere, potreste restare a terra frastornati o rialzarvi fieri. L’autrice non è indulgente: i binari per natura scorrono paralleli e spesso seguono un eterno percorso di inabilità a divergere. Dove sta Marcel? Dove sta Ale? Scorrono insieme, ma ogni sussulto della pelle, dello sguardo, ogni impercettibile movimento e muta la direzione, la maniera di essere con se stessi e con l’altro. E’ un pozzo o la superficie piatta e ingannatrice di un lago. Ogni parola è stata vissuta da me in modo diverso dal modo in cui sarà vissuta da un altro: le visioni, le interpretazioni sono e saranno divergenti. Ognuno è un mondo a sé.
Tutti abbiamo abitato una casa e molte case: la prima è quella che ci ha disegnato. La geometria degli spazi, delle stanze, delle linee che si intersecano, dei rapporti che vi scorrono, delle persone che hanno vissuto quegli spazi è ciò che ci definisce. I conflitti, le dipendenze affettive, le diversità, gli scontri aspri e gli amori travolgenti: i nonni, le madri, i padri, i figli e poi i nipoti. Le figure forti che hanno calpestato e fatto trattenere il respiro e quelle fragili che ci hanno insegnato a fermarci, ad avere dubbi e paure. Poi c’è un gatto, fuori dalla geometria di quei rapporti, non sappiamo cosa sia e se prenderlo e se qualcuno l’abbia preso, ferito, ammazzato. Due gemelli, uno malato e uno in salute, una madre e un padre diversi come pianeti paralleli, molte parentesi, perché mai saremo precisi nel ricordare, nel narrare, nel fluire dei nostri pensieri e delle nostre emozioni.
C’è Francesco, che chiama le stanze con un nome, quelle stanze che ci guardano esistere inermi. Francesco che vorreste prendere tra le braccia come fareste con voi stessi, Francesco che vuole comporre la sua Creatura, la sua musica, una cosa che sia lui, e può essere una e una soltanto. Tutto avviene in una stessa casa, dove fuma hashish per dissociarsi dalla dimensione reale: il lavoro, Monica che ama e non ama, Fatima che desidera, Dario che lo abbandona alla sua vita. La Creatura è la sua scommessa, ma sono i muri delle stanze che lo osservano costruire e mandare tutto in frantumi, un attimo prima e un attimo dopo. Gli spazi sono vuoti, dentro ci viviamo noi.

Questi tre meravigliosi romanzi che mi hanno fatto innamorare sono editi da Terrarossa Edizioni.

Una nota a margine: le copertine, bellissime, “sono” la storia che leggerete. Quando le finirete vi scoprirete a fissarle, e comprenderle.

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