Un viaggio, l’8 marzo di un anno fa

dani-2Mancava a questo blog il racconto di un’avventura a sorpresa, nata dalla passione di un gruppo di donne affascinate dai personaggi del mio romanzo Il mistero della casa del vento.
Quando l’idea è nata non avevo fiducia: il libro è “intimo”, fatto di narrazione a parole, niente azione. Il rischio era una drammaturgia dura a sopportarsi sulla scena, oggi più che mai il pubblico vuol divertirsi anche a teatro. Ma tant’è, abbiamo cominciato a lavorare al testo e, miracolosamente, siamo approdati a un epilogo.
Un anno fa a quest’ora c’era tutta la tensione dell’attesa, il lavoro era stato faticoso, meritava attenzione, ma in questi frangenti non sai mai come andrà. Così è stata un’autentica sorpresa quando la gente già mezzo’ora prima dell’inizio ha cominciato ad assieparsi all’ingresso. E poi la fila per entrare, e la frustrazione di dover spiegare dallo spettatore 201 in poi che non potevamo farne entrare altri per motivi di sicurezza poichè quella era la capienza massima, con la promessa di una replica in risposta alle lamentele.
Poi il buio, io in fondo con il fiato sospeso, ero emozionata per le attrici che dovevano andare in scena, una strana sensazione, quelle parole, quelle storie, non mi appartenevano più, erano loro adesso ad averle e a dover dar loro nuova vita. E allora eccole, perchè questo appunto è anche per ringraziarle tutte, una per una: LE DONNE E-VENTO

08-03-2013 R 095Nadia  Capocchini, la protagonista – straordinariamente Anna
“Una folata di vento mi colpì in pieno volto. Per la prima volta in tutta la mia vita improvvisamente compresi che il vento ha una sua lingua. Il vento ti prende come un amante… ascoltai quel vento:  non devo dimenticarmi d’essere stata felice –  mi dissi. E aprii gli occhi. Il vento che mi aveva danzato intorno, soffiato sulle orecchie e sul collo, improvvisamente era cessato. La casa era lì. Guardai prima le finestre, poi il porticato. E fui certa. Il vento mi aveva invitata a entrare”.
 
08-03-2013 R 081 Silvia Frullini, Maria, l’aliseo
“… m’era parso innaturale che a settantadue anni ad essere spezzata fosse la vita di mia figlia. Di nuovo il dolore era ricomparso come un mostro di acciaio che avvinghia  con i suoi tentacoli nel tentativo di soffocarmi.  Le lame infilate nel cuore alle quali anni prima avevo impedito di entrare, ora erano libere di massacrarmi l’organo che mi dava la vita. Avrebbe potuto cedere il battito. Ma c’erano Claudio e Leonardo, i figli di Elisa. Quando si diventa madri lo si è per sempre e quei bambini avevano diritto alla speranza, a vivere. Così ho ripreso a sorridere a quei bambini. Io che avevo visto la vita che cresce, si dibatte, si assesta e si spezza. Perché bisogna pur vivere. Non sempre si può comprendere la volontà del Signore, ma c’è. Questo ho continuato a ripetermi. C’è un disegno. Noi ne facciamo solo parte. E possiamo solo vivere, nell’intreccio di questo disegno”

08-03-2013 R 104Rita Sartoni, l’assassina, Angela – Lo scirocco
“È così che si fa? / pensavo  continuando a colpire./ Le case rosse./ L’odore del sangue. Era quello?/ Un colpo più deciso alla gola / il sangue schizzava. La donna scivola come una foglia, senza più forza. La vedo accasciarsi /non so neppure come si chiama. Il collo della bottiglia cadde a terra / un tonfo sordo. Guardai le mie mani, le mie belle mani che avevo curato per tanto tempo: segnate dai tagli / e dal sangue”

08-03-2013 R 173Rita Panfili – Sara, la tramontana
“E’ stato con i silenzi di queste montagne che ho imparato a domare la rabbia e il livore. Ho imparato troppo tardi che nessuno merita il sacrificio della propria vita e se non si può essere felici bisogna scegliere il male minore per sé. Gli altri nelle nostre vite sono convogli di passaggio. Tutti, madri padri sorelle figli amici. Tutti”

08-03-2013 R 205Sonia Benedetto, la giovane Sara
“.. ma quel figlio non arrivava. Analisi – pellegrinaggi dai medici. Tutti i mesi la frustrazione del sangue che fuoriesce dal corpo era sempre più insopportabile, con quel sangue si annullava in un colpo solo ogni volta tutta l’attesa, e ogni volta bisognava ricominciare. L’amore era una ginnastica programmata, come andare in palestra, dall’una alle due o dalle sei alle sette. E termometri, e temperature e pillole e medici sempre diversi e visite a gambe aperte e mani che esplorano. E sentenze come un condannato in attesa di giudizio”

08-03-2013 R 220-1Enrica Giovannini, Margherita, il Libeccio
“I passi… passi… si avvicinano, li sento, sono alle mie spalle. Non devo voltarmi, non devo, devo andare avanti. Continuo a guardare la strada, l’asfalto è lucido, umido di pioggia, vedo i riflessi dei neon colorati delle insegne. Non è buio. Non devo avere paura. Non devo gridare. Devo solo arrivare all’incrocio. Poi sarò salva. I passi… i passi. Li sento, si avvicinano. Sono passi pesanti, devono essere corpulenti.  Fateli smettere. Fateli smettere. Non se ne andranno mai. Battono nella mia testa. Continuo a sentirli. Fateli smettere”

Sara Margheri, Anna, l’altra se stessa
08-03-2013 R 257“A volte il vento arriva quando non te l’aspetti, si alza all’improvviso mentre c’è il sereno e ti scaraventa in un angolo. La sera in cui dissi la verità a  Massimo ci fu una lite furibonda. Il suo orgoglio ferito si riversò su di me con una furia imprevista. Compresi che non l’avrei calmato.  …mi afferrò mentre ero di spalle urlandomi che non sarei andata da nessuna parte. Mi scosse, una volta, due, poi mi spinse. Persi l’equilibrio. Ho sentito il vuoto alle mie spalle e poi i tonfi sui gradini. Stesa a terra, non era il dolore, era che non riuscivo a toccarmi il ventre. Non riuscivo a sollevare le mani. Non avevo protetto la vita che mi stava nascendo dentro. Poi ho perso i sensi. Avevo perso il bambino….”

08-03-2013 R 060E infine Caterina, e il suo vecchio diario, nel corpo di Enkela e con la voce di Paola Landisoprall 08-03-2013 R 290

“Mi sento così debole. Ho paura. È l’alba. Adesso devo raccogliere tutte le mie forze. Questa è l’ultima pagina. Scrivo queste ultime righe tremando. Eppure mi sento così viva. Se qualcuno mai ritroverà queste pagine, spero mi immagini come una donna forte e sorridente. Soprattutto libera. Come il vento. Non sarò sola mai più e finalmente ho la chiave. Spero sia una femmina. Si chiamerà Anna.   Tra poco uscirò da qui // lancerò il mio corpo per la strada. Spinta dal vento che soffia anche oggi. Finalmente amico. (10 febbraio 1904)

soprall 08-03-2013 R 192Ma protagonista della serata è stato soprattutto il pubblico, per carità non sono mancati i commenti negativi…. ma l’attenzione, la complicità, quella magia che scatta quando sulla scena qualcuno racconta qualcosa che riguarda tutti….. è stata fitta e palpabile.

Un viaggio andato in porto, alla fine.soprall 08-03-2013 R 301

“Le due donne sembravano divertirsi molto. Ridevano. Avevano i seni pieni e nudi che gocciolavano acqua di mare. Beppi abbassò lo sguardo, afferrò le reti ingarbugliandole sotto il braccio, frettolosamente.
Vrigogna – borbottò, voltandosi indignato dall’altra parte.
Si incamminò con le reti ammassate tra le braccia, scrutando l’orizzonte dalle fessure dei suoi occhi. Il cielo era striato di nuvole e si era alzato il vento.
– Maestrali… ogni jurnata teni lu ventu suo. Chisto è maestrali –  pensò Beppi – dumani a d’esseri na jurnata bona. –

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