22 dicembre

insegnante-scuola-riconoscere-11Oggi i ragazzi avevano negli occhi e nei muscoli l’euforia delle vacanze, com’è giusto che sia. Appena suona la campanella scattano, corrono, si precipitano. Ti salutano al volo e ti augurano buon natale ma sono già fuori di qui, com’è giusto che sia.
Anche noi andiamo in vacanza, ma per noi no, non è giusto, sono in tanti a pensarlo. Tocca sempre sorbirsela da qualche parte questa sorta di “invidia”, di acrimonia, di cattiveria per certi versi.
Mi viene in mente che ai miei genitori (come a tutti i genitori di quell’epoca, ma anche dopo) non sarebbe mai venuto in mente di contestare le vacanze dei professori (neanche il resto per la verità). C’era una sorta di rispetto per chi si prendeva cura dell’istruzione del proprio figlio.
Chiunque, qualsiasi cosa faccia, in parte lo deve agli anni trascorsi sui banchi di una scuola ed è strano che oggi invece si prendano di mira a ogni occasione buona i presunti privilegi di chi si dovrebbe vedere come un partner nella missione più importante della vita: crescere i figli che si sono messi al mondo.
Dicono che siamo una categoria di lamentosi. Non lo escludo a priori, c’è una verità. Però è vero anche che a noi ormai piace ripetere a pappardella le cose che dicono in tv. Così se la Gelmini ha detto che gli insegnanti sono pagati poco perché sono troppi, se Brunetta ci ha accomunato alla categoria dei fannulloni, se Profumo dice che occorre il bastone e la carota con i docenti e che devono lavorare di più, fino a Giannini e Renzi che si inventano una riforma che scardina il sistema della scuola pubblica, ma nessuno se ne accorge… ebbene, diciamo la verità, un po’ l’opinione pubblica non solo ci crede, ma gongola indifferente.

Cominciamo a sfatare un mito:  intanto le statistiche dicono che l’orario di lavoro è in linea con il resto d’Europa ma in compenso sono i meno pagati (per gli scettici: cercatevi notizie su google, non è difficile)

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FONTE: Rielaborazione da Eurydice (2013), i dati fanno riferimento all’a.s. 2013-2014.

Generalmente le vacanze estive sono molto più brevi in quei Paesi dove si preferisce alternare a periodi di lezione un maggior numero di pause scolastiche distribuite nell’arco dell’anno (Danimarca, Germania e Regno Unito), che hanno un calendario scolastico più discontinuo. Infatti oltre alla pausa estiva, ci sono altri cinque momenti di stop, ma non per l’Italia, che presenta invece un anno scolastico denso d’impegni e con meno pause per studenti e insegnanti.

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Quanto riferito all’Italia vale per gli studenti, gli insegnanti sono in servizio fino almeno alla metà di luglio tra scrutini, esami e così via.

Sfatiamo un altro mito: a me piacerebbe – e non solo la sola – rimanere più a lungo  a scuola  e fare lì quello che faccio a casa. Così come durante l’estate sarebbe bello realizzare qualche progetto. MA. Le scuole italiane, con rare eccezioni,  non LO CONSENTONO. L’edilizia scolastica arranca, non ci sono gli spazi, non ci sono attrezzature, non ci sono dotazioni per farlo. Spesso non abbiamo neanche sale insegnanti.
Dunque, prima di calunniare, dovremmo essere più consapevoli e guardinghi. Ormai sparare sugli insegnanti è come sparare sulla croce rossa e fa veramente tristezza, oltre che rabbia, perché alla fine se la scuola muore o peggiora a chi importa?

Strano, eppure tutti passiamo da lì. E badate bene, se l’allieva di sedici anni rimane incinta ed è determinata ad abortire è a noi che si rivolge ormai, o per lo meno a quella parte di noi che fa questo mestiere che non ha paragoni. E non sono casi isolati, i gropponi che piombano addosso. E non c’è mastercard che tenga. MA.

Per dirla con la Montessori, “la scuola è quell’esilio in cui l’adulto tiene il bambino fin quando è capace di vivere nel mondo degli adulti senza dar fastidio”.

Buone vacanze a tutti. A noi – ahimè – ci toccano lunghe!

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