Non è tutto oro quello che luccica

AFP_AP72N
Il meraviglioso mondo della meritocrazia

Qualche giorno fa ero a chiacchierare con degli amici. Sotto gli alberi e davanti a un caffè siamo finiti a parlare di politica e di riforme. Tra gli argomenti anche quella scolastica. Lì mi sono scaldata. La coppia di amici sosteneva di avere un bambino dislessico e nella scuola elementare che frequentava non era stato adeguatamente supportato da una maestra anziana, dunque ben venga la valutazione degli insegnanti. Perché no? Capisco, se un’insegnante si dimostra inadeguata si deve poter intervenire. Peccato che questo non c’entri niente con il sistema di valutazione introdotto. Peccato che questo si poteva già fare.

Io comprendo che dall’esterno le semplificazioni siano benvenute, che i mass media influenzino, che facilmente si sia indotti a dare giudizi frettolosi basati sulla propria esperienza o su ciò che si sente dire da chi non è all’interno del sistema scolastico, che disprezzare scuola e insegnanti sia diventato lo sport nazionale.

C’è un’acredine diffusa nei confronti degli insegnanti, che sembrano – a dire di molti – privilegiati: una volta conquistato il tanto agognato posto fisso con tre mesi di vacanza, sono inamovibili, come gran parte del pubblico impiego. Hanno diffuso prima le notizie degli inadempienti, hanno additato allo scandalo per poi poter sostenere che è giusto rimuovere chi non fa il proprio dovere, che è sacrosanto valutare l’operato dei “dipendenti”. La scuola non può essere da meno.

Come se essere contro QUESTO sistema di valutazione introdotto volesse significare essere contro qualsiasi tipo di valutazione. NO NO E POI NO.

Il sistema di valutazione introdotto, va detto, non ha nessun criterio oggettivo, né, sia chiaro, valuta i buoni insegnanti: la scelta dei criteri è affidata ai singoli comitati di valutazione composti da rappresentanti degli insegnanti, dei genitori, degli studenti e un esterno che dovrebbe sovrintendere, in tutto, mi pare, sette teste. È, in poche parole, del tutto arbitrario.

Faccio un esempio concreto: nella mia scuola i criteri che saranno adottati sono due. Non aver superato un limite di assenze e non aver ricevuto note disciplinari dalla dirigenza. Bene, si potrebbe pensare, abbasso gli assenteisti.

Piccolo episodio: durante quest’ultimo anno scolastico io ho ricevuto una nota disciplinare, si chiama ammonimento scritto. La dirigente ha ritenuto di procedere nei miei confronti perché in un giorno (ripeto, un solo giorno) di malattia, io mi sono recata dal medico ed ero assente alla visita fiscale. Tutti i miei documenti erano in regola, compresa l’attestazione del medico curante della mia presenza nel suo studio.  Ebbene, non c’è stato niente da fare, il procedimento, una volta attivato, non si è fermato.

Questo mi esclude dall’accesso al sistema di valutazione e quindi al bonus cui possono accedere i “meritevoli”. Ergo, io sono per questo sistema una cattiva insegnante, io sono messa fuori gioco. Io, se mai, me ne devo fregare e fare quello che sono chiamata a fare senza pensare al resto. Davvero un bel modo di motivare. Basta essere antipatici al/alla dirigente per mille motivi, o ai colleghi, per mille motivi.

Ho fatto il mio esempio perché è qui, lampante. Ma i casi sono infiniti perché l’arbitrarietà è infinita, questo sistema creerà di fatto la mediocrazia.  Non c’entra niente il saper insegnare, l’essere un insegnante capace,  fare il proprio dovere, essere all’altezza. È solo uno squallido modo per inserire un meccanismo di competizione al fine di spartirsi due misere lire.

Servirà questo sistema a designare e valutare i meritevoli? A migliorare la scuola? Servirà a dare una maestra migliore a quel ragazzo?

I danni di questi e altri meccanismi introdotti nella scuola sono già tra noi. Chiedere all’opinione pubblica di informarsi, capire, salvare la più grande istituzione alla quale si affida la formazione di uomini e donne , dei propri figli, sembra uno sforzo immane.

Personalmente comincio a essere stanca e stufa, mandare in malora quello che c’è di buono a favore di un nuovo che è vecchio stantio, chiedere un po’ di senso critico e di partecipazione è perfino troppo per tanti colleghi che guardano solo al proprio pezzetto, figurarsi a chi nella scuola non è e giudica in basse ai titoloni dei giornali o dei canali di informazione.

Io, dal mio angolo, continuerò soltanto a pensare che il mio dovere stia nella quattro mura di una classe davanti ad adolescenti sempre più difficili. Il resto lo lascio a chi vorrà prendersi le responsabilità di avallare questi sistemi.

L’era della condivisione e della collaborazione sta tramontando. Perfino Don Milani, colui il quale – pur con tutti i suoi difetti – ci ha lasciato una grande lezione, è lì, sconfitto.

E se quel bambino, badate, non avrà una maestra migliore perché  quella maestra è una di quelle “attive” e vicine alla dirigenza (ogni dirigente ha ormai il suo entourage), beh, saranno cazzi vostri.

Ecco. L’ho detto.

 

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