L’inizio di un nuovo anno scolastico è sempre un’incognita, un po’ come partire per un viaggio di incerta destinazione e forse è proprio l’aspetto positivo del mestiere più bistratto del mondo, almeno se si è pronti a indossare l’abito che le situazioni ci richiedono di indossare: DUNQUE sarò Indiana Jones o Hannnibal Lecter, Vivaldi/alias Silvio Orlando del film di Luchetti , la fata turchina.. o Pinocchio?
Intanto prima di cominciare mi sono dilettata a leggere EHI PROF! di Frank Mc Court e già nel prologo ci sono delle cose che mi hanno rincuorata, non ultimo il fatto che l’autore ha scritto il suo primo libro a 66 anni e il secondo a 69 (.. per cinque giorni alla settimana hai cinque classi di liceali al giorno, non sei tanto propenso a tornare a casa, sgombrare la mente e vergare una prosa immortale..)
Eureka, io ho cominciato a scrivere a quasi 50, quindi ho speranza! Ovvio aver provato immediata simpatia per McCourt.
Libro sincero e divertente sulla lunga esperienza di insegnamento dell’autore e come sempre lascio parlare il libro, esprimendo soltanto un desiderio : EHI PROF? DOVE VIVI ADESSO CHE TI DAREI UN BACIO DA FAR SCHIOCCARE NEW YORK???
Eccoli che arrivano
E io non sono pronto
Come potrei?
Sono un insegnante, e sto imparando il mestiere
(Cap. I, Lunga è la vita della pedagogia)
Sembrava chiaro che non ero tagliato per diventare uno di quei professori tutti d’un pezzo che liquidano qualsiasi interruzione alla lezione meticolosamente preparata. … io sognavo una scuola in cui gli insegnanti fossero ispiratori e mentori, non negrieri. Non avevo nessuna particolare teoria della didattica, ma sapevo che con i burocrati, con i dirigenti fuggiti dalla cattedra all’unico scopo di rompere le scatole a professori e alunni insieme, mi trovavo a disagio. Era sempre controvoglia che riempivo i loro moduli, seguivo le loro direttive, dispensavo i loro esami, sopportavo la loro invadenza, mi adeguavo ai loro programmi. Se un preside mi avesse detto: professore la classe è sua ci faccia quello che vuole, io a mia volta avrei detto agli alunni: scansate le sedie, sdraiatevi per terra e dormite.
Come?
Ho detto dormite.
Perché?
Cercate di capirlo da soli, mentre state lì per terra. Loro si sarebbero sdraiati e qualcuno si sarebbe appisolato. Avremmo sentito delle risatine. Glia addormentati avrebbero ronfato. Io mi sarei steso per terra accanto a loro e avrei chiesto se qualcuno conosceva una ninna nanna. Sicuramente si sarebbe messa a cantare una ragazza e qualcuno l’avrebbe imitata. Magari un ragazzo avrebbe detto: cavoli, pensate se entra il preside. Professore quand’è che ci alziamo? Qualcuno dice: zitto bello. E il ragazzo si zittisce. Suona la campanella e loro piano piano si tirano su. Escono dall’aula rilassati e sconcertati. Per favore, non chiedetemi perché farei una lezione del genere. Sarà l’ispirazione….
.. suona la campanella e i ragazzi mi ricoprono di coriandoli. Mi fanno molti auguri e io li ricambio. Mi avvio tutto variopinto lungo il corridoio.
Ehi prof!
Grida qualcuno
Lei dovrebbe proprio scrivere un libro, sa?
Ci proverò.
Non proprio a tutti!!………”I precari che non sanno quale sarà il loro destino”….