Oggi ho toccato la morte. Non era fredda come la raccontano, al contrario, era calda e famelica. L’ho vista aggirarsi sorniona in cerca di carne giovane. Non sono riuscita a prenderla. Dunque, non sono riuscita a fermarla. Aveva filamenti sanguinolenti nell’informe fessura che doveva essere la sua bocca. Mi ha vista e si è dileguata in un vortice polveroso e maleodorante.
Prima che sparisse però l’ho fissata, volevo sfidarla con tutta me stessa, volevo che sentisse tutto il mio odio. Mi ha fissata a sua volta, è stato un secondo, ma l’ho incenerita.
Troppo tardi, tuttavia, aveva già consumato il suo pasto
Oggi c’era il sole, un bel sole caldo, c’era tanta gente per le strade e per i campi qui intorno. Erano tutti festosi e vivi. La folla si è riversata a sciami in ogni angolo. La osservavo e mi chiedevo da dove spuntasse, da dove venisse, così numerosa e ridente.
Io non ho niente contro quelli che si divertono, anzi, di solito mi piacciono. Quello che non mi piace oggi è che – dopo aver consumato il loro rito sotto un sole cocente- se ne andranno a sciami così come sono venuti lasciando le loro tracce evidenti dappertutto. Ci saranno erba, grano, papaveri e rifiuti ovunque. Quello che non mi piace è pensare che ci stanno avvelenando a colpi di risate.
Quello che non mi piace oggi è la morte che si è portata via Uno. A quella folla non importa niente di Uno. Uno è uno tra i miliardi di esseri umani che siamo. Anzi, nell’economia della terra è una necessità.
Quella folla non lo conosceva, potevano dunque consumare il loro rito in tutta tranquillità, era nel loro pieno diritto fregarsene della morte che si è preso qualcuno che conoscevo io.
Così sono andata a cercare una pagina di un libro di Paul Auster che mi è rimasta impressa: “ alla fine tutti saremmo morti… ma nessun libro sarebbe stato scritto su di noi. Questo è un onore riservato agli individui celebri e potenti, a chi è dotato di qualità eccezionali, ma chi si degnerebbe di pubblicare le biografie della gente comune, senza fama, di tutti i giorni, che incontriamo per strada e non ci diamo neanche la pena di notare? La maggior parte delle vite svanisce. Una persona muore e a poco a poco tutte le tracce di quella vita spariscono…. (…) la mia idea era questa: costruire un’impresa che avrebbe pubblicato libri sulle persone dimenticate, mettendo in salvo storie, fatti e documenti prima della loro scomparsa e ordinarli nel racconto di una vita”
Sta’ tranquillo, Uno, ti racconterò. Dolce uomo strappato troppo presto. Giuro che prima o poi lo farò.
E allora anche quella folla dovrà fermarsi e sentire la mancanza di Uno. Uno solo.
In culo la morte, dirà.
A Paolo, di cui continuo a sentire la voce gentile, con amore.
crudele è la vita
rabbiosa la morte
consolatrice la scrittura
alcuni, che può voler dire ognuno, ogni singolo elemento di quella folla che spesso consuma il “suo rito” per sopravvivere, rispetta e soffre per la morte del suo “sconosciuto” fratello e nessuno lo sa, solo il singolo uomo che rimane sconosciuto a tutti , anche a chi gli è “posturalmente” vicino.