Chi sei tu per dire chi deve o non deve avere figli?

bebes
(Vaffanculo) Ecco. L’ho detto

Scrivo questa nota sotto l’effetto della rabbia (quindi perdonatemi l’enfasi) per alcuni articoli che esprimono giudizi giudizi e ancora giudizi. Come se fossero Dio nel giorno del giudizio universale in nome di una morale sulla quale molto ci sarebbe da dire, riversano le loro parole come se fossero sassi pronti a colpire.
Nichy Vendola ha avuto un bambino, ha realizzato il suo sogno di essere padre con il suo compagno. Lo ha fatto con l’utero in affitto. Nichy Vendola ha avuto la fortuna di avere abbastanza soldi per realizzare il suo sogno ed è andato negli Stati Uniti. Tornerà in un paese dove non potrà essere legalmente il padre di quel bambino ma intanto lo stringerà tra le braccia.
Nichy Vendola (che qui non cito in quanto politico, sia ben chiaro) tempo fa aveva dichiarato: tutte le volte che sento di un neonato abbandonato in un cassonetto vorrei correre lì a proteggerlo.
Ebbene, provo sempre la stessa identica cosa. Nessuno meglio di me può comprendere.
Chi mi conosce sa che non ne parlo volentieri, ma nemmeno ne faccio mistero, due giorni fa Natalia Aspesi ha scritto che finalmente le donne possono realizzarsi senza figli, che la maternità non è un obbligo. E concordo in pieno. Nel mio caso però una serie di circostanze mi hanno condannato a vivere con questo rimpianto per sempre. E ho usato quella parola non a caso: condannata. CONDANNATA.
Chi siete dunque voi, che avete abbracciato i vostri figli mentre crescevano, che vi siete sentiti chiamare “mamma” o “papà” a decidere chi ha e chi non ha lo stesso vostro diritto? Quale Dio in terra credete di rappresentare negando ad altri il diritto di amare una creatura?
La famiglia è un totem intoccabile, strano, eppure ci sono migliaia di famiglie “tradizionali” all’interno delle quali si consumano le peggiori frustrazioni e tragedie. Ma fa parte del gioco, quei tabù che si difendono a spada tratta perchè così dev’essere. Come può crescere un bambino con due padri o due madri? Benissimo, se è amato. Siamo noi che imponiamo le nostre regole ai bambini. Siamo noi che creiamo la diversità. Sta forse meglio quel bambino che vede picchiare la propria madre? Sta forse meglio quel bambino la cui madre non lo ama ma si trova accanto a lui perché in qualche modo costretta e tutti preferiscono fare finta di niente? Stanno forse meglio quei bambini che crescono con genitori distratti e attenti ai loro bisogni e che nessuno tanto mette sotto esame?
Tempo fa non ricordo in quale trasmissione ho seguito un racconto di due omosessuali che allo stesso modo di Vendola sono andati in America. Una storia molto bella, la donna che si è prestata era già madre di due figli. Due coppie che hanno vissuto insieme quella scelta e ne sono nati due gemelli. La donna ha raccontato come è arrivata a concepire un figlio da “donare” a due persone che giudicava all’altezza di amare quel bambino. Quale atto d’amore più bello, ditemi, può esserci? Hanno intervistato perfino i nonni che fanno il loro mestiere di nonni con due nipotini. Cosa c’è di aberrante?
Aberrante è la storia che racconterò domani, anzi, l’ha raccontata Ludovica Candiani nel suo libro Nonostante. Domani uscirà l’intervista per Un libro in 3D. Consiglio vivamente la lettura di questo libro, Ludovica è stata coraggiosissima a raccontare la sua storia, la sua crescita in una famiglia “normale” e non dico altro.
E mi viene in mente, molti anni fa, una mia amica che ora non c’è più, che voleva un figlio. Quando con il marito tentarono l’adozione andò all’estero tramite un’associazione. Mi raccontò al ritorno che non ce l’aveva fatta, che l’avevano portata in un istituto e le avevano fatto vedere tanti bambini, lei avrebbe dovuto scegliere quale portarsi a casa. Ebbene, fu schiacciata dal peso della scelta. Mi disse che le sembrò di comprarselo quel bambino e che si sarebbe portata dietro lo sguardo delle altre decine di bambini che stavano lì a fissarla.
Io stessa molti anni fa avevo preso in considerazione l’idea dell’adozione, ma ci volevano soldi. Li avrei trovati, ma avrei potuto adottare un adolescente perché la differenza di età tra me e mio marito era tale per cui il parametro diventava lui. Questa è, o per lo meno era, la burocrazia delle adozioni.
Di cosa parlate dunque?
La regola è una sola: l’amore. Non ne esistono altre.
Quindi, chiunque si scagli con i suoi giudizi arrogandosi il diritto di scegliere per gli altri e di decretare ciò che è giusto e ciò che non lo è, alla sera, quando mette a letto suo figlio/a, per piacere, pensi almeno una volta che quello è un diritto ad amare che abbiamo tutti.
Solo chi non ce l’ha e ha perso questa  opportunità come io stessa l’ho persa, può comprendere. Le altre sono parole inutili e cattive. Come è cattiva una società che non sta dalla parte dei bambini, ma dalla parte ancora dei tabù che pretendono di decretare la felicità e l’infelicità altrui.

E vaffanculo.

 

Una risposta a "Chi sei tu per dire chi deve o non deve avere figli?"

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  1. L’amore è il motore della vita , dell’insieme della vita. Tutto l’universo che ci circonda è fonte d’amore ..”.conoscere senza alcuna riserva” è amore!
    Pretendere di considerare “amore “un Solo ,Testardo, Egoistico Mito-Figlio, costi quello che costi, calpestando in nome di quell’unico vessillo di irrazionale vittoria ….vuol dire non amare la vita , gli altri, l’universo, ma solo e sempre se stessi, vuol dire “parcheggiare l’auto a MOTORE spento” e quindi negare il dovere di AMARE ,in nome del diritto di amare.

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