Il Cuore cucito
Il bello dei libri è che talvolta sono incontri casuali, come camminare per strada e imbattersi in un affascinante sconosciuto proprio mentre stai pensando che niente possa sorprenderti. Capita così che in giro per un centro commerciale mentre aspetto che mia sorella concluda il suo acquisto, vado a curiosare tra i libri e mi soffermo su un librone in offerta a 3,99. Lo prendo al volo, senza leggere la quarta di copertina o la biografia dell’autrice; lo prendo solo perché è grosso, costa poco e io leggo tanto, alle brutte se non mi piace spreco poco.
Il libro è Il Cuore cucito di Carole Martinez, romanzo d’esordio che in Francia ha riscosso successo e ricevuto ben nove premi letterari. Scoprirò anche che è un libro bellissimo e qui il superlativo ci sta tutto.
Libro – viaggio, per lettori subacquei, ovvero quelli che si sistemano comodi e si immergono in profondità sconosciute, attratti dai paesaggi, dai colori, dalle forme, dimenticando beatamente tutto il resto. Storia intricata ricca di personaggi, episodi, vite; scrittura poliedrica e raffinata, drappeggiata come un abito prezioso, elaborata come un arabesco, dove poesia e crudeltà si incontrano.
Ambientato in uno sperduto villaggio dell’Andalusia dove le donne di una famiglia possiedono un dono potente e terribile insieme, che assume forme diverse con il trascorrere del tempo e delle generazioni. La giovane Frasquita, ultima erede del dono, riceve una misteriosa scatola piena di rocchetti, fili, e aghi e questo le rivelerà il suo talento: cucire abiti magici che destano stupore, ma, col tempo, anche diffidenza. Costretta a sposarsi con un fabbro che sembra essere per lei l’unico uomo possibile, trascorre una vita fatta di silenzi e solitudine fino al sopraggiungere della pazzia del marito che la gioca e la perde in un combattimento tra galli. A quel punto Frasquita capisce che è giunto per lei il momento di andare: indossa il suo meraviglioso abito da sposa e attraversa a piedi con i suoi cinque figli il sud della Spagna segnato dalla guerra civile, fino a giungere in Africa, dove si fermerà, con il desiderio di regalare un’altra vita alle sue figlie.
Di notte, nella corte
“Ascoltate sorelle mie! Ascoltate il rumore che riempie la notte! Ascoltate il suono delle madri! Sentitelo scorrere dentro di voi e ristagnare nel vostro grembo, sentitelo marcire nelle tenebre dove germogliano i mondi!
Dalla prima sera e il primo mattino, dalla Genesi e il principio del libro, il maschile fa l’amore con la Storia. Tuttavia esistono altri racconti, racconti sotterranei trasmessi in segreto dalle donne, storie nascoste nell’orecchio delle figlie, succhiate insieme al latte, parole sorbite dalle labbra delle madri. Non c’è niente di più misterioso di questa magia appresa con il sangue, con il ciclo.
Ci viene insegnato tutto in una volta: l’intensità del fuoco, l’acqua del pozzo, il calore del ferro, il candore delle lenzuola, le fragranze, le proporzioni, le preghiere, le morti, l’ago e il filo…. e il filo.
I muti dolori della nostre madri hanno imbavagliato i loro cuori. I loro gemiti sono finiti nelle zuppe: lacrime di latte e di sangue, lacrime speziate, sapori salati o zuccherini. Lacrime cremose nel palazzo degli uomini.
Oltre il mondo ristretto del focolare, le donne ne hanno scoperto un altro. Le porticine dei forni, i catini di legno, i buchi dei pozzi, i vecchi limoni si sono aperti su un universo favoloso, che soltanto loro hanno esplorato.
Opponendo alla realtà una strenua resistenza, le nostri madri, dai recessi delle loro cucine, hanno finito per curvare la superficie del mondo.
Ciò che non è mai stato scritto appartiene al femminile”.
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