
E insomma caro G. in questo fine quadrimestre ti abbiamo dato sei in condotta. Sì, è un brutto voto, uno di quei voti che fa pensare che davvero in te qualcosa non va. So già che quando lo vedrai ci resterai malissimo ed è molto probabile che tu ti chiederai “perché io? perché soltanto a me?”. So che penserai ai tuoi compagni, spesso maleducati, sempre con i cellulari in mano, sempre in ritardo. Tu invece sei educato, hai sempre i libri giusti, sei puntuale. Quindi è probabile non capirai. E siccome sei un ragazzo sensibile è altrettanto probabile che nemmeno te ne lamenterai. Te lo terrai dentro, il senso di frustrazione.
Il fatto è, caro G., che vi abbiamo imbrigliato nelle griglie e nella docimologia, voi state in una casella. Non è che nei consigli si parli più di tanto, si applicano parametri, perchè così stiamo al sicuro e soprattutto perchè così siamo imparziali.
Tu dirai: ma quale imparzialità? non avete commesso un’ingiustizia?
Provo a spiegarti come funziona: tu sei timido, poco brillante, anche se ti impegni e fai del tuo meglio, i tuoi risultati sono sempre limitati, quindi il tuo rendimento scolastico dà una media matematica al di sotto dell’insufficienza. Così gli indicatori, uniti a qualche parametro che ti accomuna agli altri (tipo qualche assenza arbitraria collettiva o qualche nota sul registro a tutta la classe) dicono che il tuo comportamento è insufficiente. Ovvero noi ti puniamo due volte: la prima perché il tuo profitto generale è insufficiente e la seconda perchè visto che il tuo profitto generale è insufficiente rientri nella voce A della tabella di valutazione del comportamento. Capisci che geni che siamo?
i tuoi compagni sono stati solo più furbi e, siccome la scuola è maestra di vita, lo facciamo perché tu possa imparare che bisogna imparare a essere furbi. Qualcuno di loro aveva anche una o più note sul registro, ma è venuto fuori che non erano state vidimate dalla dirigenza. Ovvero, caso mai non capissi ti spiego anche questo, se un ragazzo commette un fattaccio che fa andare di fuori il professore che deve pur dirglielo in qualche modo che sta esagerando, quest’ultimo fa una bella nota annotando cosa ha fatto di male o di sbagliato tanto da meritarsi un’annotazione. Tu penserai: è giusto. Un insegnante ha capacità di giudizio e abbastanza autorevolezza nei confronti dei suoi allievi per usare questo strumento con la dovuta serietà. Il fatto è che non basta l’autorevolezza, ci vuole l’autorità. Perchè se quella nota non ha sotto un bel segno rosso della dirigenza che convalida l’atto dell’insegnante, la nota non è valida, non si conta, non esiste.
Pensa che a me è successo i primi tempi di farne una con la penna rossa e sono stata ripresa, perchè io non la posso usare la penna rossa sul registro per un’annotazione (credevo fosse più semplice per renderla visibile anche agli altri colleghi). E’ prerogativa della dirigenza. Tanto per farci sentire subalterni in una scala gerarchica che ha del militaresco.
Consolati comunque, non sei e non sarai il solo a star male perchè ti sembrerà di aver subito un’ingiustizia. E, a parziale discolpa, ti dico (anche se non lo saprai e non lo capirai) che non è che nessuno abbia alzato una voce a tua difesa. E’ che funziona così, quindi è inutile farlo. Quella tabella è stata votata, quindi noi la dobbiamo applicare.
D’altro canto, caro G., anche tu una mossa te la dovresti dare. Mica puoi fare la mummia, mica la scuola può farsi carico di quelli come te che hanno difficoltà. Ti faremo un bel corsetto di recupero o un ripasso nella “pausa didattica” che non smuoverà di un millimetro la tua insicurezza e la tua scarsa autostima.
E avanti il prossimo.
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