Marco Quarin (scrittore) ha letto Luna Pietra e così scrive:
“Prendimi con te, raccontami del tuo inutile amore, del terremoto dei sentimenti sotto un cielo popolato da rondini madri. Butta tutto in una storia. Magari ingannami, non è la ragione che mi salverà dalla scintilla della tua finzione”. [pag. 70]
“Butta tutto in una storia”, mi ripetevo avanzando nella lettura del bel romanzo di Daniela.
Solo dentro una storia, la nostra chimica prende sangue e carne, solo le storie nutrono il nostro sapere.
Solo le storie ci istruiscono su ciò che meno conosciamo, o conosciamo superficialmente, spesso affidandoci a stereotipi e pregiudizi.
Daniela ha intessuto una poetica storia di donne immerse ed emerse dalla terra di Calabria, terra sommersa da arcaici gravami (ma anche di incontaminata e salvifica bellezza), che è perfino superfluo nominare.
Ha creato una perfetta osmosi fra mondo della realtà, nel quale ha calato quelle storie per permetterci di capirlo, e mondo della fantasia, nel quale con le stesse storie possiamo immaginarne uno diverso, migliore e sempre più umano.
Potrei raccontare molto delle storie di Cosma, di Cettina, di Tilde, di Elvira. Potrei dilungarmi sulle loro aspirazioni e delusioni, sulle loro speranze e disillusioni.
Non lo faccio perché spero che in tanti spendano pochi euro per scoprirle da soli.
Ne vale la pena, anche perché la scrittura di Daniela è coinvolgente, punta sui sostantivi che ti fanno vedere e sentire senza depistarti, e abbagliarti, con furbi aggettivi.
Daniela Grandinetti, Luna Pietra, Acireale (CT), a&beditrice, Gruppo editoriale Bonanno, 2022, pagg. 162.
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