Ho letto questo articolo – un’indagine puntuale condotta di recente e pubblicata sul blog http://www.sulromanzo.it/ – che conferma quello che ho sempre pensato e lo condivido su questo blog a beneficio di quanti credono che pubblicare un libro con un editore a pagamento possa costituire un’occasione.
Devo dire che l’articolo ha chiarito un dubbio che avevo: come mai se in questo paese nessuno legge, prolificano i concorsi di scrittura e le micro case editrici? Giorni fa un amico mi diceva che una collega ha lasciato il lavoro in banca per aprire una casa editrice. Mi sono chiesta che senso avesse. Ebbene, qui c’è la risposta. Il narcisismo imperante per cui chi scrive e scribacchia pensa di raggiungere la fama (sia pure circoscritta) alimenta un giro d’affari di una certa entità.
E’ una banale questione di mercato, si può far soldi su tutto, anche sulla ingenuità e la buona fede di coloro che pensano di innalzare un semplice hobby al rango di arte e prestigio.
Sarà che sono di vecchio stampo, sarà che ho troppo rispetto per la letteratura e la vita (le due cose si incontrano sempre quando sono a un certo livello) se è vero che è un bene avere diritto e possibilità di esprimersi, è anche vero che nessuno (o pochi) leggono e troppi scrivono.
Perchè oggi, nell’era del talent show, la maggior parte è convinta che basta saper fare qualcosa per diventare famosi (il che ripaga dalla frustrazione della normalità che sembra essere talmente sgradevole da essere una malattia dalla quale vaccinarsi, non importa come).
Talento, impegno, studio, ricerca invece vanno insieme e costano fatica e delusioni.
Troppo dura, noi vogliamo tutto e subito, perchè domani potrebbe essere troppo tardi.
E peggio per quell’Alessandro Manzoni che ci mise vent’anni prima di essere soddisfatto del suo Romanzo, solo per citare l’esempio più eclatante!
Qui l’articolo, illuminante
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