Mi chiamo Ernesto, sono in un bosco e ho davanti un uomo morto.
Ho le gambe paralizzate, i piedi come fossero infilati in un blocco di cemento. La salivazione assente.
Sono in grado di ritenere che in questo preciso istante il mio organismo stia valutando l’entità della minaccia. Per questo motivo tremo anche se sono immobile. Non posso vedermi, ma credo di essere pallido, devo avere un colorito ceruleo.
Non voglio dire pallido come un morto perché sono in piedi, non agisco, ma posso pensare. Morto è quello lì che mi sta davanti.
Sto sperimentando i sudori freddi, perché avverto freddo nonostante stia sudando copiosamente. I brividi sono leggere scosse elettriche a fior di pelle.
In pratica sono sottoposto a una tempesta emotiva.
Lo so come funziona, cazzo! Sono un medico, neolaureato, ma pur sempre medico. Queste sono modificazioni fisiologiche del sistema nervoso autonomo. Quando i meccanismi funzionano a regime, noi siamo una macchina perfetta.
L’ipotalamo in questo momento la fa da padrone, regola le funziona del corpo. Si è azionato l’ormone delle emergenze, la corticotropina, quello che predispone alla lotta, o quanto meno alla fuga.
Siamo forniti di un sistema di neurotrasmettitori che in situazioni simili regola i livelli della paura. Tuttavia negli umani c’è la razionalità, ovvero ciò che ci suggerisce le opzioni di scelta. Questa nel mio caso deve essere andata a farsi fottere.
Dovrei essere in grado di gestire la paura, perché so perfettamente che quello che mi sta accadendo: è un cortocircuito del sistema nervoso riconducibile a ciò che gli esseri viventi provano di fronte a un evento spiacevole imprevisto.
Però diciamolo: questa non è paura. Io mi sto proprio cacando sotto.
Chi mai avrebbe potuto pensarlo: ho affittato una casa vicino al bosco, avevo bisogno di un po’ di vita sana e solitaria. Ero qui per camminare e rimettermi in forma con la necessità di disintossicarmi e guarda tu in che guaio mi sono cacciato.
E quella bella idea di non portare il cellulare, di darsi alla vita primitiva? Ma vaffanculo. Un cellulare in questo momento sarebbe la mia salvezza.
Sul fatto che quello sia morto non c’è alcun dubbio, ma non deve essere un morto qualsiasi. Voglio dire, se fosse un contadino infartuato non me ne starei immobile a cacarmi sotto. Mi sarei già avvicinato, l’avrei spostato, avrei visto la sua faccia.
Ma questo qui ha un abito grigio, i mocassini di pelle nera, i calzini grigi, al polso ha un orologio imponente (da qui non riesco a vedere bene la marca, ma si capisce che è di quelli seri).
È riverso in un fosso, ne vedo la nuca riccioluta, ha una capigliatura nera, folta. Deve essere giovane, e secondo me anche bello. Beh… doveva essere giovane perché morto è morto di sicuro.
E cosa ci fa uno vestito Armani (non so se sia un Armani, ma un vestito pregiato lo è certamente, si vede dalla stoffa, neanche si è spiegazzata) riverso in un fosso di un bosco?
Ve lo dico io, questo non è venuto qui per passeggiare, questo o l’hanno ammazzato qui o l’hanno prima ammazzato e poi hanno abbandonato il cadavere qui. Tempistica perfetta: giusto in tempo per farmi in regalo questa scarica di adrenalina.
A ben vedere però propendo per la seconda ipotesi: lo devono aver fatto fuori altrove, a guardarlo sembra pulito, non c’è sangue né tracce di buchi di fuoriuscita di proiettili.
Come mi diceva mia nonna? Quando hai paura morditi la lingua, così senti male e la paura scompare. Che teoria del cazzo. Mia nonna era una che diceva un sacco di cazzate, altroché. In barba a quella che si dice la saggezza dei vecchi.
E non c’è proprio nessuno, oltre a me e al morto. Si sentono solo versi di uccelli che fino a ieri mi sembravano i canti di un paradiso perduto mentre oggi se avessi una carabina li farei fuori tutti. Tacete che siamo all’inferno cazzo!
Porca miseria. Sono proprio un inetto, stronzo, gelido cacasotto. Mi dovrei muovere, andare a chiedere aiuto, avvertire la polizia. Questo avrà una famiglia che lo starà cercando. Non deve essere tanto che è qui però, ieri non c’era, per cui ce l’hanno portato stanotte. Toccare non lo posso toccare, che con le impronte non si sa mai.
Se vado dai carabinieri potrebbero insospettirsi, cazzo, sono pur sempre un medico, neolaureato, ma pur sempre un medico. Possibile – mi diranno – che non ha avuto l’istinto di intervenire, di voltarlo, di appurarne la morte o di soccorrerlo perfino se fosse stato in tempo? E io che rispondo? Che pur essendo un medico (neolaureato però, non scordiamocelo) sono rimasto paralizzato dalla paura? Rideranno di me, diranno che ho sbagliato professione. E il guaio è che non hanno mica torto.
Da quanto tempo sono qui? Mi sorge un dubbio atroce: ma era poi davvero morto quando sono arrivato? Magari respirava ancora. O mio Dio, che supplizio! Basta: devo fare il mio dovere di cittadino, tornare indietro andare a casa e avvertire.
“Pronto, polizia? Ho trovato un morto nel bosco.”
Già prevedo le conseguenze: generalità, deposizioni, si tenga a disposizione, il mio nome sul giornale. No, non sono disposto a questo. Non adesso.
E se l’avessero appena ammazzato? Se fosse una cosa tipo un regolamento di conti? Magari l’assassino o gli assassini potrebbero pensare che mi trovavo qui, acquattato da qualche parte. Che me ne andavo a funghi per il bosco e ho visto tutto. In tal caso sarei addirittura in pericolo.
No, no, per carità. Io non voglio problemi.
Potrei fare una telefonata anonima dal cellulare:
“C’è un morto nel bosco” Clic.
Facciano loro poi quello che devono fare. Ma forse sarebbe peggio. Oggi coi satelliti sanno tutto, ti rintracciano ovunque e comunque. Potrei destare sospetti.
Cazzo cazzo cazzo, ero in cerca di pace maledizione. Sono un medico, anche se neolaureato. Ho avuto un esaurimento nervoso. Mi sto curando, ancora non ne sono fuori.
Che, forse che un medico non può avere un esaurimento nervoso?
Mia moglie mi ha lasciato tre mesi fa, dopo sei di matrimonio e un anno di fidanzamento. No, dico, sei. Sei, amico. Sei fottuti mesi, e aggiungo che è stata lei a volersi sposare a tutti i costi. Aveva fretta, lei. Chiunque tu sia, sei bell’è e andato, ma io sto qua a tribolare, a chiedermi come ho potuto essere così coglione. È la vita una merda, non la morte, anche se la tua deve essere stata terribile.
Però potresti pure essertela andata a cercare, mica si finisce morti ammazzati con il vestito buono in un fosso, così, come niente. Pure tu qualcosa avrai combinato. Io invece ero un marito innamorato e fedele. Una persona onesta e perbene. E lei mi ha piantato in asso per un altro. Uno con cui aveva avuto una relazione. Mi ha sposato per ripicca, lui l’aveva lasciata. Ti rendi conto dove può arrivare la cattiveria? Io non la meritavo tutta questa sofferenza che mi ha mandato fuori di testa. Mi ha detto che il matrimonio era stato uno sbaglio, dopo sei mesi. Uno sbaglio, capisci? E io che non mi ero reso conto di niente. Mi sembrava che finalmente fosse cominciata la vita vera e invece ero soltanto la pedina di un piano: la laurea, la casa, il matrimonio, le prime guardie mediche. Non che mi piaccia fare il medico. Ho studiato medicina per far contento mio padre.
Ma ora non importa più. È crollato tutto, da un giorno all’altro, dopo che lei se n’è andata. La prima cosa che ho fatto quel giorno è stato scolarmi tutto l’alcool che c’era in casa. Poi dopo c’ho preso gusto a stordirmi. Uscivo di casa solo per comprare alcoolici, poi mi chiudevo in casa e staccavo i telefoni e davo il via alla festa.
Qui ci sono venuto per disintossicarmi, dicono che stia meglio. Camminare mi fa bene. Devo stancarmi per non sentire voglia di bere. Se cammino dimentico che razza di merda è la mia vita. Quindi caro amico, se tu te la passi male, anche per me non brilla di certo.
E sai qual è la differenza? Che tu avrai di sicuro una bella mogliettina che ti piangerà. La mia invece se la sta spassando con lo stronzo che se l’è ripresa.
Dovrei starci io al tuo posto, amico, lì, in quel fosso.
Sì, dovrei starci io in quel fosso. Tanto per non sentire l’istinto della bestia che vorrebbe uccidere e dimenticare il lupo mannaro che sono diventato.
Tanto vale dirtelo amico.
Tu sei il terzo che mi è capitato a tiro mentre avevo fame di sangue di uomo. E tu avevi la faccia da bastardo perfetta.
Hai sbagliato a darmi un passaggio oggi. Sono un medico, anche se neolaureato, io lo so come ammazzare i bastardi come te, basta un niente.
Quello che invece non mi piace è la paura che avverto dopo e il fatto che adesso debba scavare un’altra fossa e seppellirti. Non mi piace l’idea di te che diventerai come gli altri, vermi che mangeranno le radici, le foglie, le gemme degli alberi di questo bosco. Questo è il mio personale paradiso adesso, quando il lupo mannaro se ne va riesco a godere di tutta la sua bellezza.
Questo, amico, mi dispiace per te, è il posto dove sono venuto a cercare pace.
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