CAMMINARE A SUD

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Esci e hai voglia di riempirti gli occhi e il cuore, c’è un sole così pieno e discreto che camminare sarà una festa.
Il rumore dell’acqua del ruscello giunge allegro , è acqua che discende scaricando la sua forza a valle, argentata, con la sua impetuosità montanara.
Viene quasi voglia di tuffarsi in quell’acqua limpida, camminarci dentro, sui sassi lisci, puliti, levigati.
I balconi qui sono quadri dipinti, così fioriti, ricchi, colorati di tutti i colori che hanno i fiori nella loro stagione migliore.
Cammini e ti senti di visitare un mondo che sfiora la perfezione, è così come lo vorresti: tutto ti restituisce armonia, perfino il tè che prendi prima di metterti in cammino, così intenso e profumato, come la marmellata, che ha la giusta consistenza. Per fortuna che esistono posti così, posti nei quali sentirsi bene, umani, adeguati.
I sentieri poi sono segnati, puoi procedere tranquilla, le facce che incontri sorridono come la tua, ti salutano e tu rispondi, perché così si usa tra viaggiatori in cammino sui sentieri di montagna.
Molti usano le seggiovie o le funivie per andare in quota e godersi il sole, io preferisco sempre camminare, non amo le diavolerie come queste. Le apprezzo, ma non le amo. Non ho la smania di arrivare in vetta, di mettermi alla prova, le mie gambe fanno quello che sentono di fare e stop, quando non reggo mi fermo, mi siedo, mi guardo intorno, respiro, mi sento viva, avvisto, osservo i fiori e le piante spontanee. Guardo le cime maestose e mi sembra di essere appena un gradino sotto a D’io, che deve essere là, oltre quelle nuvole che squarciano un cielo cristallino, mollemente sbuffanti e così piene che pensi che lui da là osserva e sta comodo. Sì, D’io – se c’è – deve abitare qui e sorride paterno alle nostre ingenue fatiche di camminatori.
Quando la settimana in alta montagna è al termine, sei ritemprata e il tuo corpo ti ringrazia, tutto quassù è perfetto, hai speso bene i tuoi soldi, ovunque tu sia andato sei stato un turista soddisfatto.

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Invece camminare a sud è diverso, praticamente un altro mondo. Non è solo l’ambiente naturale che è differente, perché questo è assolutamente normale.
Il ruscello scorre sonnolento a valle, chiede acqua, eppure ti parla di freschezza nella sua ombrosità disordinata. Le sue parole sono prive di una qualsiasi articolazione regolare, è anarchico, dipende dal caso della pioggia, come del resto tutto qui.
Non ci sono nuvole immense, ma un cielo striato di un bianco puro che ti fa desiderare le nuvole, quelle vere, tonde e grasse. C’è una natura parsimoniosa intorno e ti arrabbi perché ne vedi l’abuso. Qualche rifiuto in giro, ad esempio, che ti dice che qui non ti vendono nessun quadro, nessun sentiero, nessuna merce di scambio.
007Qui se vuoi te la devi cavare, devi camminare e trovare la strada, magari perderti per poi ritornare.
Qui camminare richiede fatica, il respiro ha la difficoltà dell’ansia di qualcosa che sta lì in agguato pronto a colpirti: un cane randagio, un colpo di fucile, un sentiero sconnesso, perché è questo che ti raccontano del sud, tanto che ti si appiccica alla pelle e quando cammini è il tuo respiro che te lo racconta.
Qui camminare è “all’improvviso”. All’improvviso il bosco si distende e ci sono alberi le cui cime – e non tu – dialogano con D’io, tanto sono alti.
All’improvviso le felci sublimi e robuste sono un reticolato di tenero verde che riceve i raggi del sole così distintamente che tu quei raggi li puoi contare mentre si posano a baciare le piante, è un ordito di trine intessuto da mani di angelo che restituisce pace al respiro.
All’improvviso il ruscello è più prepotente e ti chiama, ti invita a ballare con lui, a levarti le scarpe e percorrerlo amico o magari tenertele e arrampicarti bagnandoti di dolcezza di acqua fresca e leggera.
All’improvviso gli alberi si fanno sculture, giganti diffidenti che valutano gli uditi attenti e perspicaci e custodiscono antichissimi segreti.
All’improvviso ti accorgi che hai camminato per ore senza incontrare un umano e neanche te ne sei accorto.
All’improvviso.
Qui devi saper conquistare, non c’è niente che ti venga offerto così, solo perché tu viandante passi da lì. Devi esplorare bestemmiare e incazzarti, perché qui D’io non c’è, non è come in quell’altro mondo a sorridere bonario e invisibile. Qui lo devi chiamare urlando e imprecando e non sei mai sicuro che ti risponda. Qui sei da solo contro il mondo, e senti che va bene così.
Qui manca l’armonia costruita dall’uomo, c’è l’anarchia di una natura selvaggia e innocente che ti chiede un passaggio e salvezza.
E tu sai che qui sarai salvo salvandola.
Qui – infine – c’è un respiro di vita ruvida e violenta che parla col diavolo. E poi con te.
parcE quando finisce, sei un passeggero ubriaco e incantato, inebriato dalla fame dei lupi mannari.

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